Scienze & Ricerca

E. O. Lewis e la “memoria difettosa”

Mentre è generalmente ammesso che le indagini quantitative dell’intelligenza dei bambini hanno fatto molto per garantire standard migliori e più uniformi nella certificazione del difetto mentale, allo stesso tempo è bene evitare l’estremo di essere tiranneggiati dai punti decimali quando si tratta con la mentalità dei bambini.
È un passaggio tratto da un lavoro scientifico sulla memoria dei deboli di mente, scritto da E. O. Lewis e che conserva una certa attualità, nonostante sia passato un secolo.

Lewis, del quale ancora oggi è impossibile risalire ai nomi di battesimo, nacque nel 1882 nella Rhondda Valley, un ex-area mineraria del Galles meridionale. Si diplomò nel 1903 ad Aberystwyth e continuò al St. John’s College di Cambridge dove, dopo aver preso la laurea, fu nominato Dimostratore in Psicologia Sperimentale. Nel 1915, dopo un breve periodo all’estero, ritornò a Cambridge per portare avanti una ricerca alla Scuola Speciale di Littletone House, in collaborazione con il laboratorio di psicologia dell’università, diretto dal dr. C. S. Myers, il quale aveva riconosciuto le potenzialità scientifiche di Lewis e fu determinante nell’ottenere le sovvenzioni necessarie a portate a termine il lavoro. Durante i successivi sei anni a Cambridge, studiò medicina e si laureò nel 1921.


Nel 1924, un comitato misto del Consiglio di Istruzione e del Consiglio di Controllo venne nominato per indagare l’incidenza dei ritardati mentali nella popolazione generale, insieme ai loro bisogni sociali e educativi. All’inizio delle deliberazioni del Comitato, si realizzò che erano fondamentali ulteriori dati e nel 1924 il dr. Lewis venne nominato investigatore medico della Commissione.
Durante i successivi cinque anni, Lewis completò un sondaggio su sei aree, ognuna contenente una popolazione di circa 100.000 abitanti e nel suo rapporto al Comitato incluse i particolari sull’incidenza, la classificazione e il trattamento. Dopo aver completato queste indagini, venne nominato Commissario del Comitato di Controllo, incarico che svolse fino al 1942. Nel 1953 fu eletto Presidente della Sezione Psichiatrica della Royal Society of Medicine. Morì il 18 agosto 1965, all’età di 82 anni.

In apertura del lavoro scientifico sulla memoria, Lewis si allontana immediatamente dal pensiero comune che enfatizzava l’aspetto quantitativo del deficit mentale, negando le distinzioni qualitative. La memoria difettosa è più caratteristica di certi tipi di deboli di mente rispetto agli altri. Perciò gli epilettici, soprattutto nei casi in cui la malattia è progressiva, presentano le caratteristiche dell’amnesia retrograda. Dopo un attacco, o una serie di attacchi, gli eventi recenti sono dimenticati e la conoscenza acquisita per ultima è la prima ad essere persa. Molto spesso, c’è una perdita della memoria di tutti gli eventi entro certi limiti di tempo. Di seguito vengono riportati alcuni casi di bambini con paralisi congenita che, contrariamente a quanto riferito da lavori precedenti, possedevano una buona memoria, ma erano incapaci a portare a termine semplici compiti, ed altri che erano particolarmente bravi a giocare a scacchi ma non in grado di riportare alla mente eventi recenti.

Più avanti viene introdotto il termine di ritentività. Gli insegnanti dei ritardati mentali spesso deplorano l’incapacità degli alunni di ricordare quello che è stato imparato e sembra che debba essere riferito al difetto della dote fisiologica che è detta ritentività. Ma è anche bene tenere a mente che la memoria è un processo complesso e comprende almeno tre processi: di apprendimento, ritenzione e richiamo alla memoria; e la memoria difettosa è senza alcun dubbio sinonimo di difetto di ritentività. Contrariamente a questo assunto e dopo un’attenta osservazione, Lewis afferma l’esatto contrario e cioè che nei deboli di mente ci sia una ritentività estremamente forte. A conferma di ciò porta gli aspetti di perseveranza nel parlare e l’automatismo nell’azione (stereotipie). L’inferiorità dei ritardati mentali non sarebbe dovuta all’incapacità di formare certe abitudini, fisiche e mentali, ma piuttosto all’incapacità di formare un’ampia gamma di queste abitudini.

L’abilità di una persona normale di riportare alla mente gli eventi passati è dovuta al fatto che i contenuti della sua mente sono organizzati in maniera sistematica tramite associazioni. È stato dimostrato sperimentalmente che più lontana viene richiamata la memoria, maggiore è l’importanza relativa delle associazioni paragonate con la semplice persistenza fisiologica delle impressioni, che è la ritentività. Il ritardato mentale mostra un’inferiorità marcata nella capacità di formare associazioni mentali ricche e potenti in tutti i processi di apprendimento.

La conclusione del lavoro di osservazione è che la memoria dei deboli di mente è inferiore a causa della mancanza delle associazioni mentali mentre una riduzione della ritentività deve essere considerata un fattore di secondaria importanza. È seguendo questa linea di pensiero che è più probabile che scopriremo la vera causa del fallimento del mentalmente difettoso con compiti di difficoltà progressiva, come imparare a leggere.

Gabriella La Rovere

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio