Ho incontrato Paola per strada, il suo ragazzo autistico Gabriele quest’anno è stato promosso agli esami di terza media. Paola in piedi sul marciapiede di Viale Mazzini, con le spalle al muro in un bollente pomeriggio d’estate, è fiera del diploma del figlio. Per lei è stato abbastanza umiliante vederlo alle prese con una commissione che nulla sapeva di lui, che non parla e che non scrive. A Gabriele è stato chiesto di firmare il verbale d’ esame, lui ha fatto tre linee aiutato dalla madre.
Paola ricorda anni desolati di vita scolastica, anni che Gabriele ha passato in una stanza invece che in classe, con insegnanti di sostegno non sempre all’ altezza della sua reale inclusione. Nella maggior parte dei casi persone che non avevano mai visto un autistico prima di lui, che non avevano nessuna cognizione di come trattarlo, coinvolgerlo, aiutarlo a costruirsi la sua dignità scolastica.
Cosa è stata per Gabriele finora la scuola? Un parcheggio, un luogo di passaggio, un’ ipocrisia perché si affermi un principio molto bello e sacrosanto come quello dell’inclusione, che però per gli autistici come Gabriele quasi mai corrisponde alla sua reale applicazione.
Ora Gabriele sarà iscritto a un liceo, uno qualsiasi, scelto solo in base alla speranza che gli possa capitare come sostegno una ragazza molto brava e che la madre conosce, che è stata assegnata a quel liceo. Per Gabriele ci sarà ancora una stanza dove passerà il tempo con qualcuno che lo guarda a vista. Non è un caso eccezionale, la prassi è per lo più questa. Solo quando si ha la fortuna di incontrare insegnanti che si sono formati per loro passione, e dirigenti scolastici particolarmente illuminati, accade il miracolo che un autistico possa anche sentirsi parte di una classe di suoi coetanei.
Ragazzi che naturalmente hanno un passo diverso, ma pur sempre ragazzi come lui e con i quali avrebbe diritto di stare assieme, partecipare alle attività non solo scolastiche, andare in gita, vivere la sua adolescenza. Quello che per tutti gli altri è garantito per noi autistici è un obiettivo sempre lontanissimo e difficile. Quello che per gli altri genitori è un documento da incorniciare, il primo attestato di autonomia del figlio che cresce, per noi autistici è un pezzo di carta che sembra burlarci con voti messi a caso.
Non racconta nulla dell’autistico un criterio di giudizio pensato per lo studente neurotipico, noi autistici siamo invalutabili quanto indicibili. Una medaglia di cartone o un diploma del club di Topolino avrebbero forse più senso di un documento che ci viene dato solo per formalità, che non corrisponde agli anni evaporati dietro al banco di una scuola.
paola sono con te ! come mamma di un meraviglioso figlio autistico e come cittadina che dovrebbe avere il sacrosanto diritto come gli altri di vedere il proprio figlio formarsi scolasticamente a tutto tondo !!!!!! io sono furiosa e con mio marito combatto tutti i giorni !!! ti abbraccio e ti auguro di avere tanta volontà e grinta !
gente! dobbiamo lottare ogni giorno contro la solitudine, il disagio l’abbandono da parte di tutti. viva una legge certa sulla scuola. io mi ammazzo tutti i giorni per dare istruzione a mio figlio
cavoli,mi ha colpito come qsta madre abbia lanciato dlle accuse contro le insegnanti di sostegno che lo hanno seguito….solo giudizi negativi,possibile?nessuna insegnante di sostegno che abbia seguito bene il figlio,solo esperienze negative…siamo proprio sicuri?capisco il dolore di una madre,ma a volte ci si accanisce cn le persone sbagliate….
Risponde G.Nicoletti
A volte si fanno difese d’ ufficio della categoria insegnanti per non ammettere che ci sia un reale problema d’incompetenza riguardo al sostegno per ragazzi autistici che pretenderebbe competenze specifiche sul trattamento di tale sindrome.
Mamma di Giulia, autistica di quasi 7 anni. Comprendo ogni singola parola di questa mamma e condivido la sua apprensione per il figlio. Giulia ha trascorso 3 ottimi anni alla materna dove grazie all’insistenza di noi genitori ad avere piena collaborazione con scuola e Comune, e la fortuna di avere una brava educatrice di sostegno disponibile ad imparare, mia figlia ha vissuto nell’ultimo anno il vero significato di inclusione scolastica. Sottolineo che le spese di formazione di insegnanti di classe ed educatrice di sostegno le abbiamo sostenute noi. A settembre inizierà il nuovo percorso alla primaria: di partenza abbiamo una buona collaborazione con la scuola, ma ovviamente non si è potuto sapere prima dell’inizio dell’anno scolastico quali saranno l’insegnante di sostegno e l’educatore. Sì perché sapendo prima quali sono le figure coinvolte si può preparare un adeguato inserimento della bambina nella classe, sia a livello accademico che sociale, invece così si spenderanno i primi mesi almeno a mettere tutti i soggetti “sul pezzo”. Sperando di trovare persone con la giusta sensibilità e la voglia di entrare nel mondo di Giulia, altrimenti il tempo sprecato sarà molto più lungo. E noi genitori siamo sempre in prima linea per assicurarci che tutto possa andare nel miglior modo possibile. Con grande dispendio di tempo, energie e denaro. Ma il valore del futuro di Giulia non ha prezzo.
paola ti sono vicino e ti comprendo anch’io ho un figlio con dei problemi e ti capisco senti se posso ti dico cerca su fb paola binetti lei ti può aiutare ma almeno sa ascoltarti è una grande dottoressa con affetto sonia
ciao paola sono la mamma di elisea e diego ti sono vicina e ti ammiro un forte abbraccio a voi e 1 bacio a lillo