Quando si parla di autismo sembra che sia impossibile sintetizzare in poche parole i bisogni delle famiglie che gestiscono il problema. Sembra impossibile definire l’ autismo se non con lunghi e difficili discorsi pieni di se e di ma. Molti propongono slogan, spot, citazioni da film celebri, frasi a effetto. Ma difficilmente chi non conosce l’ autismo prende coscienza di quello che comporti essere autistico. Non ho ancora trovato una comunicazione più efficace del breve video fatto di parole e disegni che quest’ anno lancia la campagna di “Autism Europe”.
In sintesi estrema spiega che all’ autistico è negato ogni progetto di vita possibile accessibile a ogni altro essere umano. Invece di fare chiacchiere e promesse ognuno cominci a includere concretamente degli autistici nel mondo dei cervelli a norma. E’ quello che dall’ inizio chiede Insettopia: “dateci spazi!”….
(La traduzione italiana è di Maria Luisa Scattoni, valente neurobiologa dell’ ISS, Socia Fondatrice dell’ AIRA e Membro dell’Office of Special Counsel di Insettopia City)
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Autismo. Fermiamo la discriminazione.
La nostra storia inizia nell’infanzia. È quando si scopre il mondo, incontriamo il nostro primo amico e andiamo a scuola. Piano piano, giorno dopo giorno troviamo la nostra strada verso l’adolescenza. Da adulti, noi seguiamo le nostre inclinazioni, andiamo all’università, scegliamo una professione, troviamo un lavoro, mettiamo su una casa, a volte anche una famiglia.
Per le persone con autismo è spesso un’altra storia…l’autismo è un disturbo permanente del cervello che interferisce con le capacità di interpretare il mondo che si ha intorno, di comunicare con gli altri diinteragire socialmente. Quello dell’autismo è uno spettro di disturbi, questo significa che le persone con autismo condividono tratti comuni ma colpisce le persone con modalità differenti.
Approssimativamente l’1% della popolazione è affetto da autismo, ovvero 1 persona ogni 100. Le persone con autismo devono fare i conti con la discriminazione in ogni aspetto della loro vita: gli viene negato l’accesso alla formazione, pari opportunità di lavoro e la possibilità di vivere nella comunità con tutti gli altri. E qualche volta vengono anche rinchiusi negli istituti.
Tutte queste difficoltà con il passare del tempo si accumulano.
Le persone con autismo sono sempre più escluse dalla società in cui vivono.
Nella Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, le persone con autismo hanno diritto di godersi la vita come tutti gli altri. Questo include i diritti all’educazione, al lavoro e a un adeguato sostegno. Fornendo una formazione adatta e ad un supporto adeguato, le persone con autismo possono utilizzare le proprie abilità e vivere al massimo delle loro potenzialità.
Noi TUTTI possiamo fare qualcosa fermando la discriminazione e iniziando ad includere le persone con autismo.
Promuoviamo la conoscenza e l’accettazione dell’autismo.
Mostra il tuo sostegno! E mettiti in gioco!
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#AUTISMDAY2015
Autismo. Fermiamo la discriminazione
2 Aprile Giornata Mondiale della Consapevolezza
Queste cose buoniste servono solo a chi le organizza. Nella realtà gli autisti vengono soppressi più o meno violentemente dalla feccia. Bisogna attrezzarsi alla sopravvivenza fisica, non al romanticismo.
Il primo nemico è l’ ignoranza, il secondo il pressapochismo. Tu li lambisci entrambi, rispetta chi si impegna e informati se vuoi esprimere giudizi.
Grazie della risposta. Il primo nemico, perché reale, a mio modo di vedere, è la violenza diffusa alla ricerca attiva e perenne di vittime. Ignoranza e pressappochismo ne sono originate. Se non ci fosse quella, non sarebbero così dannosi. Essa agisce per esempio anche nel medico pigro che imbottisce tutti di psicofarmaci, senza manco leggere le cartelle cliniche, e poi se ne va a pescare nel fiume dove i suoi pazienti si suicidano. Direi che l’ “accettazione” non è una prospettiva realistica, mentre lo sarebbe la descrizione delle tecniche persecutorie condivise comunemente applicate ai diversi. Ma allora si cade rapidamente nel tutti contro tutti e il bel sogno si dissolve. Vedo però un rischio di deriva trollesca e la chiuderei qui. Se però c’è un modo di fare discorso della violenza che siamo destinati ad incontrare, finalizzato alla individuazione di soluzioni immediate e concrete per l’oggi, sarei lieto di praticarlo.
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