Sono rattristato nell’osservare che il fattaccio degli autistici trattati peggio che animali nella struttura “casa Alice” non ha innescato un dibattito concreto e costruttivo, ma ha confermato la radicale ignoranza istituzionale sull’autismo in Italia. Il caso di Grottammare ha ribadito la fredda spietatezza che in generale abbiamo sempre registrato verso i disabili psichici, persone incapaci di esprimersi, per questo considerate inesistenti.
E’ iniziato un miserevole scaricabarile in cui l’oggetto dell’attenzione è la liceità o meno dell’esistenza in quella struttura di una “stanza di contenzione”. Parlano giornalisti, parlano psicologi, parlano politici. Nessuno di costoro, nemmeno per un istante, si sofferma per un pensiero sulla fragile umanità che di quella struttura è stata palesemente vittima. E’ madornale che si passi velocemente, e come se fosse una bazzecola del tutto insignificante, sul fatto che soggetti bisognosi della massima attenzione stessero tutti assieme, chi aveva otto anni con chi ne aveva venti, come se per persone che richiedono un’ abilitazione individuale e specifica si potesse fare tutto un mucchio, come se il trattamento dei bambini non richiedesse differenti modalità da quello degli adulti.
Non sono così ingenuo da non capire che la politica locale, quella vera e potente che è capace di attribuire budget alle sue cooperative, non potesse restare indifferente a un episodio che rivela in maniera così eclatante il suo punto di caduta, cosa che avviene quando il sociale viene trattato come una qualsiasi altra attività, ovvero quando esseri umani deboli sono affidati, per contenere i costi e avere maggior margine di guadagno per chi gestisce, a persone senza adeguata e specifica preparazione. Possibile però che la difesa d’ interessi sia arrivata a punti tali che nemmeno l’immagine di ragazzi nudi e stesi a terra, chiusi dentro una specie di cella, strattonati con violenza non riesca a far riflettere sul fatto che quella non sarà mai una modalità civile per trattare un essere incapace di difendersi?
Perché non provate a immaginare un vostro figlio trattato in quella maniera? Lo dico apertamente ai signori e le signore che si stanno dando tanto da fare per cercare di dare consistenza a un’impossibile tesi “negazionista” sul fatto che Casa Alice fosse, come minimo, un luogo di disattenzione dei diritti fondamentali di un disabile.
Lo dico apertamente ai colleghi che parlano d’improprio sbattere il mostro in prima pagina; non ho visto finora mostri, ho visto solo creature maltrattate.
Lo dico a chi si arrampica sugli specchi per giustificare un’indiscutibile volontà superiore per l’ esistenza di quella stanzetta. Ricordatevi che la storia è piena di bella gente che alle accuse di aver commesso le peggiori atrocità rispondeva con la frase: “Ho solo eseguito degli ordini!” Comunque le associazioni dei genitori hanno già fatto in proposito il loro comunicato (da Angsa Marche)
Lo dico in particolare alla psicologa dell’età evolutiva che ha messo in campo i suoi titoli accademici e le sue competenze in autistici, per argomentare sul fatto che questi fossero a volte così intrattabili da richiedere necessariamente di essere rinchiusi in una stanzetta. Non è vero dottoressa! L’ autismo e le sue crisi oppositive non si trattano come abbiamo visto in quei filmati. Soprattutto sarebbe stato più leale che nella sua difesa d’ufficio avesse apertamente dichiarato che il suo fidanzato, che lei indica pubblicamente nel suo profilo Facebook, lavora nella cooperativa Koinema, la stessa che gestisce la “Casa di Alice”. Sto ricevendo segnalazioni di genitori indignati sul fatto che il suo “parere forte” potesse essere condizionato da questioni di carattere affettivo. Questo non rappresenta e non deve assolutamente rappresentare una colpa a priori per alcuna persona, ma perché oltre a invocare la sua professionalità non dire che lei è, seppur indirettamente, legata a persone che, a pieno diritto, in questo momento difendono il loro operato in quella struttura.
Io ammetto di essere di parte perché parlo come padre di un ragazzo autistico, ammetta anche lei di esserlo, sarà così tutto più trasparente per tutti.
Il caso è comunque già ufficialmente dimenticato, grande stampa ha liquidato la storia in poche righe. Il testo unico di legge sull’autismo che era in discussione al Senato non è stato calendarizzato, tutto rimandato a settembre…Forse.
Penso che la verità si avvicini molto a quello che mi scrive ”Mari”, e che riporto tale e quale:
Sono dieci anni che lavoro nel campo della disabilita’ e in particolare con persone autistiche di tutte le età. Tante persone si dicono “esperte di autismo” ma solo poche sanno lavorare con loro. Non basta voler bene a un bambino autistico per fare il suo bene….non basta lavorare con loro… C’è bisogno di formazione, supervisione, un equipe di lavoro specializzata che opera con la stessa filosofia di pensiero, operatori che sappiano intervenire nel modo giusto e nel momento giusto con un pensiero sull’intervento che si sta per mettendo in atto… Bisogna essere aperti alla critica costruttiva delle persone che lavorano e operano con noi e con questi ragazzi…. Spesso bisogna saper gestire prima le nostre di emozioni se vogliamo contenere le loro.
A casa Alice non si fa nulla di tutto questo… Il problema più grosso e’ di “casa Alice” ce ne sono tante e spesso nessuno si accorge quello che succede all’interno di centri, scuole, studi privati i così detti “ESPERTI” che poi si esperti sono a speculare sulle famiglie che credono di trovare sollievo e comprensione invece trovano “FALSI AMICI”.
Il problema più grosso sono le nostre istituzioni socialiche investono sempre meno sui problemi sociali ( che a par mio sono problemi che riguardano tutti anche se in pochi si rendo conto di questo) finanziando sempre di più progetti con un basso costo economico riducendo la professionalità degli operatori del settore diminuendo il controllo all’interno delle strutture.
Non sperperiamo denaro pubblico… Creiamo centri di alta qualità accessibili a TUTTI! Non crediamo ancora strutture come “casa Alice” ma strutture educative qualificate dove le PERSONE autistiche possano essere prese in carico e formate nel modo corretto…. Basta veramente poco per ottenere tutto questo!
Sono i genitori che devono dirigere e controllare i servizi comunali. Troppe le scelte che non mettono al centro il bambino. Il problema è che a decidere sono la fame di potere e il desiderio di ricchezza. Ne consegue la scelta di personale a basso costo, ricatta bile e non laureato.
Di situazioni del genere ce ne sono tante ma emergono solo quando succede il fattaccio, allora tutti a difendersi o scaricare responsabilità o attaccare. Come possono due operatori, anche qualificati e sensibili, non dico educare ma neanche gestire 13-14 bambini, ragazzi da tre a 18 anni, parlo di ciò che ho visto, in una struttura fisicamente bella e magari con tutti i requisiti tecnici, ma povera di personale? Continuo a ripetere che i genitori in massa dovrebbero andare dai responsabili della struttura e far valere le loro ragioni, anche offrendo il loro personale contributo, ma questo non succede e i motivi spesso più che giustificati, sono tanti. Genitori, se volete contesti adatti per i vostri figli dovete crearli voi, accettando ogni tipo di aiuto ma senza mai lasciare ad altri la libertà di gestire luoghi di vita che se non attentamente guidati, e, ahimè, anche sorvegliati, si trasformano in breve tempo in “servizi” che rispondono solo a logiche di “sfruttamento”. L’argomento è talmente serio che non si può liquidare su facebook. Mi permetto di sostenere che è principalmente il modo di “trattare” le persone autistiche e disabili in genere, che è fondamentalmente sbagliato ma tutti preferiscono seguire l’onda. T. Hobbes diceva: “Homo homini lupus” e questa è la natura umana quando non è appropriatamente educata e controllata. Ma le leggi da sole, a volte generano mostri, ecco perchè l’equilibrio del possibile deve sempre prevalere sulle pretese dell’impossibile. Sono certo che quanto da me detto susciterà perplessità e malumori e sono pronto a discuterne e se possibile anche a fare qualcosa di utile.
Caro Gianluca, stavolta non ce l’ho fatta a star zitto nememno io…
Ho scritto sul profilo facebook della psicologa…
COMPLIMENTI PER IL SUO ARTICOLO SULL’AUTISMO…
Senza entrare nel merito delle sue competenze ed esperienze in merito, mi è balzato subito agli occhi il fatto che lei inizialmente affermi che “dopo anni di studio, tesi di laurea, corsi di formazione ed esperienza pratica”, può “dire di non conoscerlo affatto, perché l’autismo ha mille sfaccettature”, tipico esempio di pura albagia confermata dalla successiva auto celebrazione dei propri meriti assistenziali svolti “prestando servizio, nel tempo libero, per un’associazione di volontariato il cui obiettivo è quello di dare sollievo e supporto ai genitori di bambini disabili”, oltreché lasciando intendere che nel suo rapporto con i “ragazzini autistici” ha preso “pugni, testate”, ha subito “prese di capelli” ha “dovuto evitare che mangiassero o cospargessero le loro feci ovunque”, ha “provato la frustrazione del fallimento di qualsiasi intervento psicoeducativo”!!!
Orbene cara dottoressa, innanzitutto mi permetto di dirle che se lei nella sua professione ha dovuto “subire” determinati comportamenti, non deve certo venirlo a raccontare a tutti noi, pensi un po se un geriatra ci venisse a raccontare dell’incontinenza fecale dei suoi pazienti e di quando all’interno del suo ospedale gli inservienti, a seguito di una contrazione non appropriata del muscolo striato dello sfintere, abbiano dovuto raccogliere dal pavimento la deiezione di un anziano;
pensi se un medico legale ci raccontasse della sua tradizionale incisione ad Y sui cadaveri e della conseguente asportazione degli organi tagliandone i collegamenti al corpo ad uno ad uno, o della rimozione del cervello aprendo al calotta cranica con una sega vibrante;
pensi se il titolare di un’agenzia funebre si mettesse a raccontare le procedure di composizione della salma nel feretro, di vestizione e toeletta del defunto, o del trattamento di tanatoprassi effettuato durante la fuoriuscita di liquidi organici e la diffusione dei vapori del de cuius non propriamente aulenti…
potrei continuare all’infinito, ma credo che il concetto sia giá abbastanza chiaro….
Ma la cosa che più mi ha colpito del suo articolo è stata la tempestività dello stesso e soprattutto il sarcasmo con cui ha definito le persone che si sono indignate vedendo quelle immagini come “scienziati puntigliosi”, “falsi moralisti”, “poveri capiscioni”, “pecore che mostrano lo zucchero”, “supereroi” “amanti del gossip”.
Questo non è propriamente l’atteggiamento che ci si aspetta da chi svolge la sua professione e che, non paga di ciò, svolge anche del volontariato con gli autistici, avrebbe dovuto almeno aspettare che la Magistratura (che le ricordo, ha ritenuto opportuno aprire un fascicolo processuale con conseguenti misure cautelari) avesse fatto il suo corso, prima di difendere a spada tratta l’operato della Cooperativa…
Sorge qualche dubbio sul suo coinvolgimento personale nella vicenda, ma anche in questo lei ci è venuta in soccorso, evitando di far insinuare nella coscienza del lettore qualsiasi dubbio e sbandierando di “non conoscere nessuno degli educatori coinvolti nell’ «Orrore di Grottammare»”.
Ma io “cogito”, “cogito”, “cogito”, “cogito”, “cogito”, “cogito”…
Et voilá, il suo fidanzato Andrea Iacoponi (maledetto facebook!!!), lavora presso la Cooperativa Sociale Koinema…
COMPLIMENTI ANCORA, PER IL SUO ARTICOLO, PER LA SUA PROFESSIONE E PER L’IMPEGNO CHE PROFONDE NELLE SUE ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO…
Mi dispiace solo che la mia risposta non avrà tutta la visibilità del suo articolo, ma le vie del Signore sono infinite…
P.S. Lei si chiederà come mai io abbia impiegato tempo ed energie nel farle conoscere il mio punto di vista e come mai anch’io abbia usato tanta imparzialità ed enfasi nello scrivere…
rassicuro il dubbio che si sta insinuando nella sua coscienza, io non ho alcun coinvolgimento con i “ragazzini autistici”….
EXCUSATIO NON PETITA, ACCUSATIO MANIFESTA
Un solo appunto: lei è stato troppo civile, troppo x bene. La psicologa in questione ha bisogno di una lezione dal suo consiglio dell’ordine. Professionisti con più grande esperienza della sua si accostano al problema con molta più umiltà. La Dottoressa è stata veramente insopportabile !
COMUNICATO STAMPA APEI 15/07/2014
5 EDUCATORI ARRESTATI PER MALTRATTAMENTO SU MINORI AUTISTICI
L’ incresciosa vicenda giudiziaria dei cinque educatori (in realtà OPERATORI non laureati), arrestati per maltrattamenti ai danni di bambini autistici in una comunità di Grottammare ci lascia tutti sgomenti, sia per i risvolti
penali che la vicenda stessa ha assunto, sia perché perpetrata a danno di “minori”, incapaci di
difendersi. Ma lungi dal farci giudici, attendiamo le risultanza processuali anche per capire come
funziona la gestione di tali strutture esenti, in generale, da ogni controllo effettivo sulla qualità dell’intervento educativo e sui titoli accademici degli educatori. Le specificità degli interventi educativi posti in essere e le relative qualifiche professionali degli operatori impiegati (spesso sottopagati e non provvisti del necessario titolo accademico)gravano soprattutto su chi gestisce questi servizi sempre più spesso dati in gestione dopo gare di appalto “a ribasso”, cioè vince chi fa spendere meno e dove i costi del personale vengono schiacciati al minimo, insieme alle loro competenze professionali.
Non vogliamo difendere chi si è reso colpevole di un reato, grave e lacerante, ma in tali precarie condizioni, il lavoro educativo perde di qualità, si dimenticano gli obiettivi primari e si
lotta per la sopravvivenza, trasformando la Casa di Alice da luogo di inclusione, accoglienza ed
educazione … in un incubo per i ragazzi e per gli operatori.
LE PROFESSIONI EDUCATIVE VANNO REGOLAMENTATE, L’EDUCATORE DEVE
ESSERE LAUREATO TRIENNALE A SCIENZE DELL’EDUCAZIONE, MENTRE IL
COORDINATORE DEI SERVIZI EDUCATIVI, DEVE ESSERE UN PEDAGOGISTA CON
LAUREA MAGISTRALE (3+2)
Siamo molto addolorati dell’arresto dei 5 educatori, accusati di usare violenza sui minori a loro affidati. Non è la prima volta che sulle cronache cittadine si punta l’indice su singoli operatori rei di maltrattamenti e abusi, che danneggiano comunque l’immagine professionale di migliaia di EDUCATORI che lavorano in silenzio con dedizione e onestà professionale, dimenticando le condizioni di precarietà in cui lavorano!
CHIEDIAMO
L’immediata regolamentazione per una professione che merita rispetto e che è impiegata in compiti di alta responsabilità umana e pedagogica come gli Educatori e Pedagogisti..
BASTA SUPERFICIALITA’ E PRESAPPOCHISMO
Vogliamo ribadire l’esigenza di qualificazione professionale per il personale che opera a stretto
contatto con bambini, che passa attraverso anni di studio universitario, ma che sempre più
spesso viene sostituito da personale non laureato o con lauree in psicologia, causando danni
agli utenti e alla nostra categoria professionale.
E’ necessario che
agli utenti di questa tipologia di servizi
pubblici venga garantito il massimo di professionalità educativa, ridando sicurezza e tranquillità
agli utenti e alle loro famiglie. Occorre rimuovere a monte tutte le cause che possono in qualche
modo incidere sulla sicurezza e sulla qualità degli interventi educativi di cui hanno pieno diritto i genitori, ridando loro serenità e fiducia verso i Servizi Pubblici.
OCCORRE REGOLAMENTARE LA PROFESSIONE “EDUCATORE” e “PEDAGOGISTA” CHE
AL PARI DI TUTTE LE ALTRE PROFESSIONI, DANNO GARANZIA ALL’UTENZA DI UNA
ALTISSIMA QUALITA’ DELL’INTERVENTO EDUCATIVO, E PERCHÉ NON ACCADANO
ANCORA FATTI DI CRONACA DISGUSTOSI MA PREVEDIBILI.
IL PRESIDENTE NAZIONALE APEI
ALESSANDRO PRISCIANDARO
Fa bene Nicoletti ad insistere sul tema.
Come viene detto nell’articolo, sentire negata l’evidenza di un video pare assurdo e allo stesso tempo ci spaventa pensare al tessuto sociale e civile in cui siamo immersi. È vero non siamo tutti così, non sono tutti così, etc., ma basta questo; basta che qualcuno sia così e il generale vuoto istituzionale e accademico sull’autismo (mi soffermo sulla regola e non sulle eccezioni), da questi viene riempito…e tutto diventa lecito.
Volevo dirti solo grazie Gianluca, per il tuo interessamento di questi giorni.
Alla prossima.
lavoro in una residenza psichiatrica riabilitativa. condivido ogni parola detta da entrambi, ma vi comunico che anche da noi stanno facendo sparire a poco a poco la riabilitazione perchè costa troppo a vantaggio della somministrazione dei farmaci. così si gestiscono le crisi! siamo sotto personale sotto pagati senza tutele e ora non facciamo più neanche il nostro lavoro ma ci limitiamo a fare i guardiani. e tutti stanno zitti
Io non sono riuscita a guardare il video.
Ritengo che queste cose succedano perchè non ci sono controlli. Ritengo anche che i genitori siano coloro che prima di tutti debbano vigilare e stare sempre in allerta. Ritengo in oltre che nei consigli di amministrazione di ogni CDD, CDA, CSE e/o cooperativa qualsiasi che si occupa di handicap debba PER LEGGE esserci sempre un rappresentante delle famiglie.
Comunicato ufficiale di ANGSA di oggi molto particolareggiato
http://www.superando.it/2014/07/21/normale-prassi-no-quelli-sono-maltrattamenti/
Quella scritta è l’amara verità. Una situazione che lascia le famiglie senza mezzi economici alla mercè di servizi territoriali composti da personale impreparato (lasciato colpevolmente incompetente dagli amministratori locali). Guai a lamentarsi altrimenti perdi quell’unica risorsa.
Paola
Sono una mamma. Qualche tempo fa un’educatrice “esperta di autismo” di un istituto convocò me e mio marito e ci presentò una carta, che avremmo dovuto firmare, con la quale ci “avvertiva” che, in alcuni casi, per svolgere l’attività terapeutica era necessario “bloccare” il nostro bimbo (oggi undicenne)al tavolo. Non avendo capito bene, ci spiegò che si trattava praticamente di “incantonarlo” con il muro alle spalle, affinché non potesse sottrarsi alle attività proposte, dato che spesso non era collaborativo. In pratica con la firma ci chiedeva il permesso e si liberava della responsabilità in caso di problemi! Che tristezza, e chissà quante volte lo aveva già fatto! Abbiamo cambiato educatrice ma la rabbia è rimasta…ma è lecita una cosa del genere?
dove è avvenuto? Con chi lavorava questa educatrice? Che qualifica aveva?
Per la Sig.ra Rosi e per chi vuole saperne di più un articolo molto esaustivo su cosa sia contenzione, blocco fisico e time out
1° parte:
http://www.genitoritosti.it/?p=969
2° parte qui:
http://www.genitoritosti.it/?p=983
3° parte qui:
http://www.genitoritosti.it/?p=989
La dottoressa Monica Patrignani a nome dell’APEI (Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani) prende le distanza dalla psicologa Claudia Chiappini, che “pretende di coprire una ruolo professionale senza averne i titoli e/o le capacità” e riguardo ad alcune sue dichiarazioni ritiene che “è terribile che qualcuno abbia il coraggio di scrivere tale oscenità con tanta leggerezza.
Il documento ufficiale e completo di condanna è disponibie qui:
https://www.facebook.com/groups/APEI.PIEMONTE/permalink/573958699383119
o qui in PDF
https://www.dropbox.com/s/jb40rqydirqh2v2/APEI%20PIEMONTE.pdf
Associazione “la Nostra famiglia”, educatrice laureata immagino, per fortuna non tutte così, alcune dolcissime. Però sicuramente la “liberatoria” era una disposizione dall’alto…insomma deve cambiare la mentalità di chi gestisce questi servizi che hanno il dovere e la responsabilità di tutelare i nostri ragazzi e non di tutelare sempre e solo se stessi.
Mio figlio 31 anni è stato ”cacciato” da un centro riabilitativo circa due mesi fa forse perchè il suo autismo era troppo ”problematico”;ho inviato email a tutti gli uffici ”competenti” della Regione Lazio ed ancora non ho avuto alcuna risposta.Forse qualcuno avrebbe dovuto chiedere scusa per quanto accaduto.Non bisogna lasciare i centri socio-riabilitativi nelle mani di imprenditori privati.