Guardate se potete il video incorporato sotto a questo testo. Io non sono un cuore tenero, nemmeno un altruista per vocazione. Anzi di natura sono proprio quello che comunemente si ama definire con il colorito appellativo di “uno stronzo”. Penso però che una delle tante possibilità che abbiamo per lasciare tracce concrete del nostro passaggio sia quella di contribuire a un futuro migliore, soprattutto per chi ha più difficoltà degli altri a vivere una vita decente.
Io penso che si possa essere disonesti, libertini, arruffapopoli, ma si possa egualmente avere un occhio per chi, rispetto a noi, arranca con più fatica. Non è buonismo il mio, è voglia di quella leggerezza che si prova quando si fa qualcosa che possa sembrare stupefacente e folle per la maggior parte dell’umanità che ci circonda.
Se tutti i bambini fossero educati dai genitori e dagli insegnanti a questo, avremo in futuro molti meno problemi con i nostri figli speciali. Lo stesso atteggiamento può essere insegnato ai più piccoli per rapportarsi con qualsiasi altro coetaneo con dei problemi, non solo fisici, ma anche cognitivi e di relazione. Sarebbe tutto più facile se chi ha figli piccoli si sforzasse di non contribuire a creare una una nuova generazione di futuri indifferenti. Il problema è che sono proprio troppi gli adulti con la convinzione nascosta che in questa storiella Maria abbia sprecato il suo tempo.
Il corto animato “Cuerdas” ha vinto ha vinto il Goya Award 2014 nella categoria miglior cortometraggio di animazione spagnolo. E’ la storia di Maria, una bambina che vive in un orfanotrofio e che riesce a creare un legame molto speciale con un nuovo compagno di classe disabile grave. Il cortometraggio di Pedro Solìs è ispirato alla storia vera di suo figlio Nicolàs. (vedi documentario)
una storia dolcissima. a pensarci bene Alessandro ha incontrato nel suo percorso scolastico dei compagni come Maria, …poi si sono persi per strada, forse è stata colpa mia se non siamo riusciti
a mantenere i contatti.
a volte leggo con molta tristezza di rivolte di genitori i quali non vogliono stranieri in classe con loro figli. so di bambini disabili che hanno diritto di andare a scuola ma solo se c’è una assistente particolare per loro. spero che un corto come questo faccia riflettere.
Bellissimo… ho sempre cercato di abbattere i ponti fra i bambini, ma tante volte mi sono sentita “tagliata fuori”.
Mio figlio è dislessico ed è sempre stato “guardato strano” perché non “era normale”.
La dislessia non è un handicap… eppure nel mio paesino era una macchia che gli faceva terra bruciata intorno.
E’ cresciuto. E’ diventato un ragazzo.
Ha avuto insuccessi scolastici e ha rifiutato lui per primo questa cosa.
E’ stato per me uno smacco, ma ho visto nei suoi occhi la voglia di togliersi la “maglia del diverso”, e come potevo non capirlo?
Non abbiamo possibilità di uscire, di andare fuori dal nostro microcosmo, e lui si difende cosi, come può.
Un abbraccio a tutte le marie 🙂
già.