Graziella ha un figlio autistico di 18 anni che si chiama Simone. Se lo porta quasi sempre dietro, Simone si agita continuamente e non sta fermo un istante. Graziella oggi è andata a pagare un bollettino in un ufficio postale di Roma. L’ impiegata allo sportello le ha chiesto il numeretto per assicurarsi che avesse rispettato la fila. Graziella ha detto di essere accompagnata da un figlio autistico grave e che quella domanda la sorprendeva. L’ impiegata guardando il ragazzo ha risposto che siccome il ragazzo non era su una sedia a rotelle e la donna visibilmente incinta dovevano prendere il numeretto e mettersi in fila. Un autistico deve quindi passare un esame sulla sua disabilità da parte di un’ impiegata delle poste, che magari( da come sembra) ignora persino l’ esistenza della sua sindrome.
Graziella ha lievemente sbroccato, al punto tale che è intervenuta una funzionaria per cercare di capire cosa stesse succedendo. L’ impiegata ha insistito sulla legge che non le permetteva di far passare Graziella, dicendole che semmai avrebbe dovuto chiedere il permesso a tutti quelli in attesa per passare avanti.
E’ giusto che la madre di un autistico debba sempre “spiegare” che suo figlio è un disabile gravissimo? Possibile che si possa chiedere a una persona di dover esporre a un gruppo di estranei la patologia del figlio chiedendo come favore di riconoscerle un diritto che ha ogni disabile: non fare la fila alle poste. “Io prendo il numeretto -ha detto Graziella alla ligia impiegata delle Poste- ma se Simone nel frattempo ha una crisi, scavalco il muro e la prendo a mozzichi!”
E’ normale che le madri di autistici debbano trasformarsi in cani da guardia? Non ci vorrebbe molto per trasformare anche un ufficio postale in un pezzetto d’ Insettopia, basterebbe far passare un po’ di cultura sulla disabilità, che è anche psichica e non per questo meno dolorosa o più semplice da gestire per un accompagnatore. Una fila stressa un autistico, controllare una crisi oppositiva in un ufficio postale non è una passeggiata per una signora che porta un colosso per mano.
Servirebbe un semplice documento che attesti la disabilita ai sensi del comma 3, art. 3 della 104/92 da esibire all impiegato ( puo andat bene anche la certificazione di prima istanza). Naturalmente una circolare diramata dal direttore delle poste che specifichi chiaramente che anche coloro affetti da disabilita mentale devono avere la priorita. (Questo sempre per quegli impiegati che non sanno interpretare la norma.
Ciao, fortunatamente nella quotidianità si incontra anche qualche persona intelligente, ho vissuto un caso simile alle poste con il mio fabrizio di 4 anni non sta fermo un minuto tutto ciò che vede ti dice: è mioooo” e se non lo ottiene ecco la crisi ma fortunatamente ho accennato al impiegato se potevo scavalcare e sono stato accontentato, comunque ho dovuto pur sempre spiegare che con me c era un bimbo autistico e questo mi fa arrabbiare tantissimo sono tutti così ciechi da non capire ? Io prima che nascesse mio figlio quasi sempre avvertivo la presenza di un autistico. Cia Edo
Si è così e purtroppo SEMPRE mia mamma e io dobbiamo arrabbiarci e spiegare…spiegare anche la sindrome… L’ignoranza in materia di disabilità regna sovrana poiché IL DIVERSO FA PAURA e finché non ci riguarda non ci interessiamo nemmeno. Lo stato se ne frega. Le istituzioni idem. È una lotta continua, solo x ottenere i diritti che hanno..figuriamoci i privilegi……