Il dissuasore Tommy oggi sarà rimosso perché è finita la sperimentazione. Penso sia finita anche la mobilitazione sul problema degli stalli per disabili, che nel nostro Paese sono da oggi ufficialmente intesi come territorio di nessuno, indifendibili, una pura formalità.
Lo scopo del dissuasore doveva essere quello di richiamare l’ attenzione dei “distratti” che tranquillamente occupano gli stalli nominali assegnati ai disabili, per superficialità, per incuria, perché nessuno ha mai spiegato loro con sufficiente chiarezza e convincimento quale sia il diritto di un disabile ad avere delle facilitazioni che compensino i suoi problemi a muoversi per le città, come fa qualsiasi altra persona. La risposta istituzionale è desolante, in senso lato giustifica chiunque lasci la macchina impropriamente parcheggiata nelle strisce gialle, per poi dire…”ma sono qui da cinque minuti!!!”
Leggo su Quattroruote la risposta del Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti che, rispondendo a una richiesta avanzata dal comando dei vigili del I Municipio circa la possibilità di concedere l’autorizzazione all’installazione, ha dato parere negativo al progetto di una campagna di dissuasione all’ occupazione abusiva degli stalli nominali assegnati ai disabili avanzando tre motivazioni di base. “Trattandosi di aree destinate alla riserva di sosta non sembrerebbe preclusa la possibilità, qualora non fossero occupate dal titolare, di essere utilizzate per una semplice manovra di fermata”.
In sintesi l’ interpretazione del Ministero è questa: quando lo stallo è libero chiunque può metterci la macchina, basta che dica che si è solo fermato …Perfetto, il messaggio è chiaro, un disabile non potrà più protestare, non gli resta che aspettare che la “fermata” abbia termine. Le altre due motivazioni Ministeriali perché di parcheggi da difendere non si parli più sono altrettanto eloquenti di un atteggiamento di totale insensibilità verso un problema reale come quello della mancanza di sensibilità verso un diritto del disabile: il meccanismo sarebbe difficile da usare e in qualche maniera occupava lo spazio pubblico.
Solo per chiarezza ci terrei a dire che il cancelletto con telecomando, come sempre è stato detto, sarebbe stato solo il primo prototipo, necessario per richiamare attenzione a una campagna soprattutto culturale (ne hanno parlato tutti e tutti si sono finalmente accorti che c’è un problema….) Il “dissuasore” definitivo, che era stato progettato come una colonnina tecnologica, non avrebbe avuto una funzione di “barriera”, ma di segnalazione dell’abuso tramite un sensore collegato al permesso individuale del disabile.
Una risposta burocratica sicuramente corretta ai termini del regolamento, ma che rivela un vuoto normativo enorme. Impossibile considerarsi un paese civile e fingere che non esista il problema della totale mancanza di senso civico nei confronti del disabile che ha diritto di circolare. Il legislatore dovrebbe tenere conto che il livello di sensibilità verso i disabili si è evoluto enormemente da quando queste regole sono state emanate.
Considero quella sui parcheggi una battaglia culturale al momento persa e mi dispiace. Altri Comuni avevano già chiesto entrare a far parte del progetto, tantissimi disabili avevano scritto sentendo per la prima volta che qualcuno si era accorto della quotidiana frustrazione di dover reclamare un loro sacrosanto diritto.
Pazienza torneremo a discutere con tanti bravi signori e signore che ci diranno che avevano fretta, che avevano da fare, che si erano fermati solo un momento, che alla fine forse sarebbe meglio che il disabile se ne stesse a casa. Non potremo nemmeno protestare, possono farlo tranquillamente, il Ministero ha dato loro ragione.
Per FAVORE, prima di scagliarvi contro il ministero, leggete la definizione di “fermata” data dal codice della strada.
“a) per arresto si intende l’interruzione della marcia del veicolo dovuta ad esigenze della circolazione;
b) per fermata si intende la temporanea sospensione della marcia anche se in area ove non sia ammessa la sosta, per consentire la salita o la discesa delle persone, ovvero per altre esigenze di brevissima durata. Durante la fermata, che non deve comunque arrecare intralcio alla circolazione, il conducente deve essere presente e pronto a riprendere la marcia;
c) per sosta si intende la sospensione della marcia del veicolo protratta nel tempo, con possibilità di allontanamento da parte del conducente; ”
Quindi è il caso B, notate per favore che “il conducente deve essere presente e pronto a riprendere la marcia;” quindi se un disabile ha bisogno di parcheggiare, il conducente in FERMATA si deve levare.
E c’è poco da indignarsi.
Grazie della puntualizzazione, solerte, precisa e opportuna. La fotocopieremo e l’ attaccheremo sul parabrezza delle auto in cui il conducente “si era solo allontanato un attimo”, “era qui davanti” o è così gentile di lasciare il telefono per essere richiamato.
Per fortuna nella mia famiglia nessuno ha problemi di disabilità ma provo profonda frustrazione e vergogna per la mancanza di civiltà e la viltà di cui gli Italiani sono capaci. Dovremmo rimuovere gli ostacoli, almeno quelli rimovibili, in modo che ognuno di noi possa godere del livello di libertà possibile.Non c’è altra parola che vergogna.
Per mousse
Conosciamo la definizione data dal codice della strada vigente, per questo la risposta del Ministero è giuridicamente legittima.
Cosa ben diversa dal campo della legittimità giuridica è però il campo del merito, del buon senso, dell’efficacia e dell’attualità delle norme.
La situazione così com’è non garantisce il diritto dei portatori di disabilità a circolare dignitosamente con i propri mezzi per la città poiché non c’è niente che si possa frapporre tra la macchina di un cittadino NON disabile che intende sostare (anche per 5 minuti) e non solo fermarsi sul posto del disabile, e il posto del disabile.
Se l’unico mezzo che i disabili hanno per difendersi da questi comportamenti incivili ed avere una vita più simile alle persone fisicamente più fortunate di loro, è l’educazione della gente, o la speranza in un miglioramente spontaneo dell’educazione della gente, stiamo FRESCHI.
A questo punto il legislatore deve scegliere: abbiamo due interessi tutelabili contrastanti e inconciliabili, quello dei disabili ad avere una qualità della vita sempre più dignitosa, o comunque sempre più simile a quella di una persona che disabile non è, e quello dei non disabili a potersi fermare dove pare loro (anche su un posto disabili) per questioni di pura comodità.
Io non avrei dubbi su cosa scegliere. Poi ognuno la pensa come la vuole.
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è come quando ti siedi sui bus sul posto per disabili…se sale un disabile e vuole il suo posto, devi lasciarglielo, ma se nessuno lo reclama puoi starci quanto vuoi….
Risponde Gianluca Nicoletti: è proprio questo il principio sbagliato, non è la stessa cosa. Parliamo di stalli riservati a una persona e a una targa d’ auto. Possibile che non riesca a passare il principio che almeno il posto auto riservato a un disabile possa essere considerato un’area non valicabile da chiunque? Anche nelle strisce di fermata dell’autobus fai lo stesso ragionamento? Anche in un parcheggio riservato alla Polizia? Sicuramente no! Allora perché il disabile dovrebbe essere meno importante?
Quindi da oggi, prendendo per buona questa tesi, siamo tutti autorizzati ad una “semplice manovra di fermata” in tutti i posti riservati (anche della massime autorità). Inoltre tutti i dissuasori collocati nelle prossimità delle sedi istituzionali sarebbero da rimuovere subito. Le regole devono valere per tutti. Se io mi trovassi a Roma andrei ad occupare i posti davanti al Ministero, portando copia della disposizione. Vorrei vedere se i vigili farebbero la multa! Saluti
condivido chi ha scritto: “VUOI IL MIO POSTO? ALLORA PRENDI ANCHE IL MIO HANDICAP!”
Invito tutti i disabili o i loro accompagnatori che trovassero il loro posto occupato, a parcheggiare al più vicino riservato alle forze dell’ordine, lasciando il seguente msg bene in vista, a fianco del contrassegno disabili: “Il posto a noi assegnato era occupato abusivamente. Poiché le forze dell’ordine non ritengono di doversi adoperare per far rispettare la Legge, siamo certi che non avranno nulla in contrario se approfittiamo della loro ospitalità. Cercheremo di non stare via molto”.
Come minimo finisce al TG.
La storia della fermata è a dir poco surreale, non comprendo perché uno si debba fermare a far manovra PROPRIO LÌ. E se ci fosse una palo della luce cosa farebbe la gente, si sparerebbe?!?
Basterebbe mettere una telecamera e mille euro di multa.
La disabilità si può e si deve superare http://edeaimage.blogspot.it/2014/07/pedius-lapp-che-fa-telefonare-i-sordi.html
Questo articolo è inqualificabile, vera e propria disinformazione.
Chi scrive dovrebbe assumersi la responsabilità di non traviare il lettore.
Ha già scritto “mousse” la definizione di fermata, ma riassumendo:
conducente al posto di guida, motore acceso, segnale di fermata inserito (le “quattro frecce”).
L’interpretazione che dà di “fermata” quest’articolo si chiama “sosta” ed è qualcosa di completamente diverso e, nel caso specifico, totalmente incivile.
Sarebbe opportuno che l’autore si scusasse pubblicamente.
PROVI A FERMARSI CON LE QUATTRO FRECCE E MOTORE ACCESO IN UN PARCHEGGIO RISERVATO CD O POLIZIA O QUALSIASI ISTITUZIONE POI MI DICA SE LA LASCIANO STARE….LEGGA CON ATTENZIONE QUELLO CHE SCRIVO E CONSERVI IL SUO LIVORE PER CAUSE PIU’ NOBILI CHE DIFENDERE CHI NON HA BISOGNO D’ AVVOCATI COME LEI PERCHE’ GIA’ CORAZZATO DELLA SUA PREPOTENZA (GN)
E’ vero che la sperimentazione di Tommy è sarebbe stata fermata dalla mancanza di autiorizzazione del Ministero dei Trasporti?
Non è possibile rinunciare a questa battaglia di civilità. Cercherò in tutti i modi di contribuire, non solo perchè capita anche a me di avere in famiglia una persona i cui diritti voglio difendere, ma anche e soprattutto perchè il più grave, incommensurabile danno, viene perpetrato contro la comunità intera, ammettendo che esistano regole che possono essere tranquillamente, comunemente, ignorate. Insegno presso Sapienza Tecnologie Informatiche e conto di poter utlilizzare le mie capacità a servizio di questa causa. Incontriamoci.
Dove possiamo continuare la battaglia? Spero di essere contattato, abito a Roma nel medesimo quartiere dove anche la famiglia Nicoletti abita visto che incontro frequentemente Gianluca. Spero sia raccolta la mia proposta di incontro.
abbiamo ottenuto l’ approvazione di un secondo prototipo con un sensore se vieni il 2 al MAxxi ne parliamo