Da ieri è iniziato a girare in rete il video delle torture che le due insegnanti di Vicenza infliggevano a un ragazzo autistico, di cui si occupavano in una scuola media del comune di Barbarano nel Vicentino. Le immagini sono di una crudezza inaudita(guarda video Ansa), sembra senza umana spiegazione una violenza così accanita e crudele contro un ragazzo totalmente indifeso, incapace di qualsiasi reazione. Soprattutto nel video del Corriere Veneto , è possibile rendersi conto del disprezzo cosmico che le due esprimevano verso quel ragazzo. Le due insegnanti sono state arrestate (guarda video dell’ arresto) dopo quattro giorni di osservazione da parte dei Carabinieri con telecamere nascoste. (leggi la sintesi dell’ ANSA)
Mi stupisce che solo da ieri le televisioni nazionali abbiano iniziato a interessarsi del caso, accaduto due mesi prima, esattamente l’ 8 aprile. Sembra che sia diventato interessante solo ora, che c’è la prova video (a me hanno chiamato già due emittenti, ma vedrete che da lunedì ne parleranno tutti). Il caso evidentemente interessa perchè si può finalmente fare della bella tv del raccapriccio.
Ricordo la mia fatica a far passare la notizia nei circuiti nazionali all’ indomani del fatto, accaduto l’8 aprile, dopo che a me l’ aveva comunicata Giulia Guidi, una cara collega che dirige il giornale on line “Vicenza Today”. Ne scrissi su LA STAMPA.IT e ancora su LA STAMPA.IT ne parlai subito in una puntata di Melog a Radio24, dedicata a Redattore Sociale e nella quale intervenne il padre del ragazzo. A nessuno dei colleghi della tv allora importò nulla, penso che Radio24 fu l’ unico network nazionale che se ne occupò diffusamente al tempo.
Feci anche un paio di riflessioni in questo blog dicendo che gli autistici non si educano a colpi di forbice , lanciando la riflessione sulla probabilità che gli insegnanti possano maltrattare il nostro figlio speciale, uno degli incubi costanti del genitore di un disabile. I giorni successivi partecipai a un incontro al Comune di Vicenza, dove il Sindaco fece una sorta di incontro riparatore, sinceramente molto colpito dalla vicenda. Intervennero molte persone, (guarda mio video) ma non vidi nemmeno l’ ombra di un compagno di classe del ragazzo, una sua insegnante, tanto meno la preside della scuola.
La cosa che più mi fece provare amarezza fu il totale oblio sul caso, quasi ci fosse un imbarazzo generale che tendesse a rimuovere l’ idea che un’ insegnante di sostegno potesse diventare l’aguzzina di un ragazzo a lei affidato. Tanto che quando a maggio la stessa vicenda si ripresentò a Roma, non mi pare che ci fu qualcuno che mise in relazione i due fatti.
Eppure lo schema sembrava combaciare, c’era un bambino autistico e un’ insegnante che (nell’ omertà della scuola) lo mortificava crudelmente e per questo anche lei arrestata. La madre del bambino la conosco, le ho parlato ieri, è una donna molto impegnata nell’associazionismo e quindi conosce molto bene l’ autismo, oltre all’ esperienza personale. Era ancora allibita e non riusciva a darsi spiegazioni di una crudeltà così ottusa e ingiustificata, soprattutto dell’ indifferenza generale in cui si era prodotta.
Vorrei sollevare un dibattito, più articolato del semplice sdegno, su quanto è accaduto. So con certezza che sono molti ancora i casi in cui ragazzi disabili diventano vittime delle persone a cui la famiglia li affida, con fiducia e speranza di sollievo. Sto girando molte città d’ Italia per presentare il mio libro, sempre più spesso dietro il silenzio e la reticenza generale qualcuno mi segnala episodi simili. Mi è accaduto una settima fa a Chiavari, dove ho parlato ad almeno duecento persone per due ore di autismo; solo alla fine ho saputo che proprio in quella città, un anno prima, due insegnanti di sostegno erano stati rinviati a giudizio con l’accusa di maltrattamenti, abusi sessuali e corruzione di minore nei confronti di 7 allievi disabili.
Ancora più male mi fanno i racconti a mezza voce, senza riferimenti precisi, senza nomi e luoghi identificabili, ma con particolari identici a questi casi spuntati nelle cronache locali, ma mai sufficienti a suscitare una riflessione coraggiosa su quanto ci sia di ipocrita, imbarazzante e non risolto dietro al termini “inclusione” e “sostegno”, con i quali tutti oggi si riempiono la bocca. Giorni fa una madre mi ha accusato in un forum di pensare a “un ghetto per autistici” con la mia (folle lo ammetto) idea di Insettopia, sono invece sempre più convinto di andare nella direzione giusta.
Degli autistici deve occuparsi chi abbia strumenti professionali e umani che lo abilitino a farlo. Un autistico, soprattutto adolescente, non potrà mai essere affidato nelle mani di una persona, come minimo, incompetente riguardo la sua patologia, senza avere giustificati motivi di timore. Non voglio entrare nell’ aspetto della crudeltà, che potrebbe essere anche stata non visibile nell’ immediato, ma l’ ignoranza professionale delle due signore di Vicenza è palese. Gli autistici non sono soggetti qualunque, per trattarli serve aver studiato, ma anche aggiornarsi di continuo.
Con quale coscienza invece è stato affidato dalla scuola un ragazzo autistico quindicenne a due persone così palesemente sprovviste delle cognizioni basilari sui suoi bisogni e le sue problematiche? Chi ha stabilito che le signore avessero i titoli per occuparsi del ragazzo? Chi doveva sapere cosa accadesse in quello stanzino? Chi ha evitato di approfondire quando il padre si lamentava che il ragazzo fosse pieno di lividi e ferite? Se persino la bidella ogni tanto partecipava al “programma educativo”, le altre insegnanti cosa facevano?…
Sono semplici domande, spero che molti se le facciano, e non solo a Vicenza.
Ps 17/giugno/2013 Mi è stato segnalato dal diretto interessato un mio link sbagliato dove, in questo pezzo, si faceva riferimento all’ episodio avvenuto a Roma in una scuola materna, ma in realtà il link mandava a una vecchia notizia di episodio analogo, avvenuto anni prima in un’ altra scuola. Ho corretto l’ errore dovuto a una mia disattenzione nel copiare e incollare il link, anche ingannato dai titoli simili dei due episodi. Ora il riferimento è corretto mi scuso se questo ha causato disagio a qualcuno. (gn)
condivido in toto…. non ho parole da aggiungere, i nostri ragazzi non possono essere trattati cosi…e una cosa che urla vendetta..
Buonasera Nicoletti,
Certo che é così. Nel senso che occorre avere professionalità e strumenti adeguati per occuparsi e gestire casi di autismo. Nel dibattito tra scuole pubbliche/scuole speciali é chiaro che di gran lunga sono preferibili le seconde. Mi spiego: l’autistico ha bisogno di un ambiente RISPETTOSO della sua problematica e il sistema scolastico delle scuole pubbliche difficilmente è funzionale a questa esigenza. Ci si arrabattaladdove le realtà non colmano questa esigenza con grande difficoltà ed esistono purtroppo casi estremi ma non dimentichiamo che casi estremi esistono anche nelle scuole materne(lo si è visto anche ultimamente e con alunni normodotati) ma questo non ci deve esimere dal non abbassare la guardia!
Marta Carena
In realtà il problema non si pone solo per gli autistici, ma per ogni tipo disagio ed handicap. Lavoro da diversi anni nelle scuole, e, anche se mi è capitato di lavorare con colleghi di sostegno preparati e bravissimi, resta il fatto che altri non lo sono affatto. Capita spesso che accettino cattedre di sostegno insegnanti che hanno pochissima esperienza, non conoscono affatto le patologie specifiche, o fanno sostegno solo per quell’anno, mentre normalmente insegnano altre materie. A queste persone vengono affidati ragazzi con patologie spesso gravi, e che si ritrovano ad essere seguiti da persone che, per quanto magari volenterose, non sanno minimamente cosa fare.
E anche noi insegnanti di classe siamo spesso spiazzati, perché quando il collega di sostegno non c’è rimaniamo per ore soli, con un ragazzo in classe che ha bisogno di aiuto specifico da parte nostra, ma che noi non riusciamo a seguire come dovremmo perché ne abbiamo altri 25/30 da controllare. Per alcuni ragazzi invece ci vorrebbe davvero un ambiente tranquillo, con insegnanti preparati ed in grado di capire i loro bisogni e preparare per loro un programma che consentisse loro di sviluppare le loro potenzialità. Invece non c’è e loro rimangono stritolati nella morsa. E noi con loro, perché non sappiamo come aiutarlo davvero.
Penso che senza professionalita’ ,passione, sensibilita’ ed empatia verso queste creature bisognose anzitutto di amore, si facciano solo piu’ danni. di quanti ne abbia gia’ fatto la natura. E’ una vergogna che un educatore , la cui missione e’ prendersi cura dell’educando, specie del piu’ debole, diventi, invece, la sua aguzzina. Se non si ha abbastanza pazienza e voglia di fare quella professione, si farebbe miglior figura, nonche’ miglior servigio lasciare ad altri il posto di lavoro, sempre con la necessita’ di vagliare bene le personalita’ delle educatrici che lo vanno ad occupare.
Un tema interessante, le racconto un fatto. Una persona a me vicina, qualificata, anzi ultraqualificata, in graduatoria per l’insegnamento dell’italiano, navigando da anni nel precariato dell’insegnamento ( e non percependo alcun sussidio statale per ammortizzare i periodi senza lavoro nonostante sia una madre con figli, unico sostentamento della famiglia) si è trovata costretta ad accettare una supplenza come insegnante di sostegno pur non avendone le competenze. Il ragazzo in questione ha una forma molto grave di autismo unita ad altre disabilità ma la supplenza si doveva accettare al buio, senza alcuna informazone a parte il numero di ore settimanali. Anch’io, in graduatoria nella stessa città per altra materia (ma senza abilitazione, quindi una semplice laurea che niente ha a che vedere con la pedagogia nè con la disabilità) sono stata chiamata per la stessa supplenza, ed anche io senza ricevere informazioni specifiche: insomma CHIUNQUE può essere chiamato come insegnante di sostegno per CHIUNQUE senza alcuna logica o qualifica se non una laurea, una qualunque. Per fortuna l’insegnante che ha accettato ha avuto la buona volontà di chiedere consiglio ad alcuni esperti su come comportarsi col ragazzo, che però tra le altre cose dovrebbe essere seguito da qualcuno che oltre alle competenze abbia anche la stazza per gestirlo fisicamente. Un bel quadretto: da una parte il “ricatto” di chi è costretto ad accettare un lavoro che non ha scelto e per cui non ha studiato, dall’altra un disabile che non riceve il tipo di aiuto cui avrebbe diritto. E’ un sistema che non garantisce i diritti di nessuno.
E’ per questo che io, come insegnante di musica, precario, ogni volta che ho ricevuto offerte di supplenze di sostegno (chissà perché, chiamano sempre noi musicisti), ho sempre rifiutato. Ogni volta mi dicevano “eh, ma è una supplenza annuale”, e ogni volta dicevo “io sono un insegnante di musica, un musicista, non ho i titoli, né le conoscenze, né le competenze per poter fare una cosa del genere. E io non mi sento di prendermi la responsabilità di rischiare di rovinare un anno di vita di una persona in difficoltà. Non ho lo stomaco per fare una cosa del genere solo per avere punteggio. Non lo vorrei per mio figlio, se avessi un figlio autistico o con qualsiasi altra disabilità. I miei colleghi facciano quel che vogliono, io preferisco essere in pace con la mia coscienza”.
Ogni tanto la persona che mi aveva chiamato rimaneva stupita e poi mi diceva “beh, questo le fa onore, complimenti, magari fossero tutti così”. Ma molto spesso, purtroppo, mi sentivo rispondere “beh, vabbè, faccia come crede, se vuole perdere punteggio così, allora chiamo quello dopo di lei in graduatoria”. Ma robe da matti…
buondì Gianluca sono silvia e lavoro in un centro diurno per ragazzi disabili … condivido il tuo commento e vorrei aggiungere che pure lo Stato è in qualche modo responsabile di questa orrenda vicenda in quanto ha aumentato l’età pensionabile fino a 65 anni … ma ci rendiamo conto quali energie può mettere in moto un’ anziana maestra di fronte a bambini o ragazzi con problemi comportamentali che si muovono corrono parlano , dopo una vita di lavoro ?… dico questo non per giustificare il loro comportamento che è un atto criminale ma per lanciare un allarme perché secondo me tutto questo potrebbe ripetersi … io ho 50 anni e da 15 lavoro con persone disabili ;ci metto tutto il mio impegno , il mio entusiasmo , e soprattutto Pazienza e tanto Amore… , so quanta energia c’è da mettere in gioco …
Per assistere i nostri ragazzi bisogna essere prima di tutto sensibili e poi preparati.
Mi sembrava che fosse una storia già letta. Ma Lombroso non l’ha mai studiato nessuno? Guardatele in faccia io non le affiderei neanche un calzino puzzolente!! Condivido in toto anch’io, comunque di delinquenti è pieno il mondo, ma ci sarà senz’altro un responsabile a monte di tutto ciò e non mi venite a dire che tutti ne erano all’oscuro, solito clima omertoso e ignorante. Viva insettopia non voglio integrarmi a questo marciume. E per quanto riguarda i “buonisti” sono stati solo un po’ più fortunati per il momento ma proveranno prima o poi cosa vuol dire.
che schifo.povero ragazzo e poveri i suoi genitori. Io direi che la responsabilità è anche del preside della scuola e delle altre insegnanti. Le altre insegnanti dovevano sapere sicuramente qualche cosa e sono state complici nel tacere e far finta di niente. Per quanto riguarda il preside è responsabile perchè quando si assegnano le insegnanti di sostegno per una “disabilità” così importante come l’autismo deve essere certo che conoscono la patologia o eventualmente provvedere a fargli fare dei corsi per aggiornarsi. Comunque io sono dell’idea che a nelle scuole ci vogliono le telecamere perchè sono convinta che di questi episodi ce ne sono molti di più, purtroppo. Troppo spesso queste insegnanti di sostegno non sono preparate per niente, dovrebbero fare dei test per vedere se sono preparate e poi eventualmente affidare i propri ragazzi a scuola, un luogo dove dovrebbere essere tutelati e aiutati a socializzare ed essere istruiti, non maltrattati, picchiati e umiliati.e’ una vergogna.
LEGGO con preoccupazione UN POST DI UNA MIA COLLEGA INSEGNANTE: “insomma CHIUNQUE può essere chiamato come insegnante di sostegno per CHIUNQUE senza alcuna logica o qualifica se non una laurea, una qualunque. Per fortuna l’insegnante che ha accettato ha avuto la buona volontà di chiedere consiglio ad alcuni esperti su come comportarsi col ragazzo, che però tra le altre cose dovrebbe essere seguito da qualcuno che oltre alle competenze abbia anche la stazza per gestirlo fisicamente. Un bel quadretto: da una parte il “ricatto” di chi è costretto ad accettare un lavoro che non ha scelto e per cui non ha studiato, dall’altra un disabile che non riceve il tipo di aiuto cui avrebbe diritto. E’ un sistema che non garantisce i diritti di nessuno.”
PER FORTUNA !!!! per fortuna??????…. ma lo sappiamo che nn è un obbligo accettare un lavoro e soprattutto, lo sapete care colleghe-i che chi accetta una cattedra di sostegno per legge ha l’obbligo di formarsi a sua cura sull’handicap per il quale viene chiamata-o???? io credo che in una paese civile se desidero avere un posto di lavoro per il quale nn sono qualificato.a debbo farlo! altrimenti rinuncio a quel posto, nessuno mi ricatta o mi punta una pistola alla tempia. BASTA CON QS VITTIMISMI da precari sulla pelle dei disabili … è abberrante !!! ma di che diritti stiamo parlando???? il dirittto a lavorare senza essere preparati, il diritto ad accettare un posto senza i requisiti necessari solo x avere uno stipendio, il diritto a inkazzarsi perchè il disabile è troppo ingombrante e nn mi permette di cazzeggiare durante il servizio come avrei voluto? credo che le persone debbano capire che a fronte dei diritti ci stanno altrettanti DOVERI dei quali nn parla ahimè quasi nessuno…. pregherei alcuni colleghi di nn evidenziare così lapalissianamente le vili carenze delle risorse umane della scuola … sigh!
concludo:se faccio il cuoco e sono un cameriere perlopiù il pranzo farà schifo e verrò licenziato dopo una giornata, se faccio l’insegnante di sostegno e sono un insegnante di musica o di ginnastica e faccio l’insegnante di sostegno mi faccio un intero anno scolastico percependo uno stipendio, ma compianto dai colleghi, perseguitato dalla sorte e magari mi sento anche in diritto di incavolarmi con la famiglia del ragazzo che chiede conto di quello che faccio!!!!
NON è MICA GIUSTO!!!!
CHI HA MAI SOSTENUTO il “diritto a inkazzarsi perchè il disabile è troppo ingombrante e nn mi permette di cazzeggiare durante il servizio come avrei voluto?”.Di certo non io, mi dispiace per il malinteso.
“Per fortuna” voleva dire che la persona in questione ha fatto il suo dovere informandosi, sulla patologia, sul tipo di attività che avrebbe potuto o non potuto svolgere con il ragazzo, e facendo del suo meglio per offrire un servizio valido, ma al suo posto poteva esserci chiunque, e questo perchè non c’è alcuna selezione specifica, basta essere in graduatoria, e per essere in graduatoria basta avere una laurea. Questo sistema era ciò che volevo mettere in luce. Ho fotografato una situazione e l’ho esposta perchè secondo me è la dimostrazione che nel reclutamento degli insegnanti di sostegno non c’è controllo ed è la conseguenza di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Lungi da me giustificare chi accetta un lavoro del genere solo per i soldi, senza rispetto del proprio ruolo o sperando di “cazzeggiare”. Continuo a pensare però, che la pressione che questo stesso sistema esercita sui precari può spingere i più deboli economicamente ad accettare, anche in buona fede, un lavoro per il quale non hanno vocazione e che bisognerebbe evitare di arrivare a questo punto, soprattutto per salvaguardare chi quel sostegno lo riceve.
Dal dirigente, passando per queste due “fuoriclasse”, fino alla bidella quello che conta è un bel rinvio a giudizio, una condanna, la relativa sospensione dall’impiego e tanta tanta pubblicità in modo da “educare” alla responsabilità diretta e alle relative conseguenze coloro i quali si dissociano dal ruolo che rivestono!
Per i genitori invece servono occhi aperti e severi nei confronti di alcuni “cialtroni” proposti come insegnanti di sostegno e/o educatori. Bisogna controllarli e/o farli controllare pretendendo programmi e risultati adeguati allo scolaro.
In realtà alla voce “disabile” pare tutto permesso, risultati compresi, di contro è proprio dai risultati che si ottengono con i nostri ragazzi che si capisce se la scuola (e gli insegnanti) è funzionante o meno.
Genitori pretendete un servizio coerente, non accontentatevi!
Ma quello che come genitori non vi tradirà mai è il colpo d’occhio, si vede a colpo d’occhio chi ama vostro figlio o chi lo “smarca” o peggio lo detesta, si vede da come si relaziona con voi, da quanto è curioso, da quante domande vi pone per creare la miglior relazione con il ragazzo … se uno se ne sbatte o sottolinea il suo ruolo quale prevalente rispetto al vostro toglietelo di mezzo perchè è evidente che non è nella mission.
In sintesi Giustizia, Attenzione, Determinazione e Risolutezza.
Purtroppo ciò che non si “vede” non esiste, e tu esisti solo se vai in tv. È una schifosissima legge del nostro tempo…. Mi fa schifo ma è così.
SONO SCIOCCATA DALLA VICENDA…..QUESTI FATTI ACCADONO DA SEMPRE.
MIA FIGLIA AUATISTICA QUANDO AVEVA 4 ANNI LE SUORE PER FARLA PARLARE LA PUNGEVANO IL FIANCO CON IL PUNTERICCHIO…..HO FATTO SPOSTARE LA SUORA LONTANO DAI BAMBINI ED HO ALLONTANATO MIA FIGLIA……LE ALTRE MAMME, QUELLE CON I BAMNBINI SANI MI HANNO ALLONTANATA.
POI CRESCENDO IN PRIMA MEDIA L’HANNO ASPETTATA IN CIMA AD UNA SCALINATA E L’ANNO SPINTA …..L’HO TROVATA DA SOLA IN TERRA IN FONDO ALLA SCALA.
LA DIREZIONE DELLA SCUOLA – PRIVATA – HA PRESO LE DISTANZE, HO CERCATO DI PARLARE IO CON LA MAMMA DEL RAGAZZO MOLTO PIU’ GRANDE E RIPETENTE….NON VI RACCONTO LA RISPOSTA.
SOLO SETTIMANA SCORSA L’ALTRO MIO BAMBINO DI 11 ANNI IN DPS E DISLESSICO E’ TORNATO A CASA CON IL POLSO SEGNATO…ERA STATA L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO DELLA COOPERATIVA CHE LAVORA PER LA SCUOLA PRIVATA CHE LO AVEVA TRATTENUTO AL PUNTO TALE DA PROCURARGLI UN ESCORIAZIONE…..ORAMAI L’ANNO E’ FINITO LUI CAMBIA SCUOLA E L’ULTIMA SETTIMANA NON L’HO MANDATO A SCUOLA.
DANIELA
dal giorno che in rete ho visto la notizia del ragazzino autistico maltrattato dalle persone che avrebbero dovuto stargli vicino vivo una sorta di amarezza mista a vergogna e rabbia . Non ho voluto vedere il filmato, è certo che d’impeto sarei tentato di prevalere fisicamente sulle due autrici dei maltrattamenti . Rileggendo però il suo commento condivido in pieno quanto in esso riportato chiedendo quindi una maggiore professionalità del personale a cui vengono affidati i nostri figli, siano essi portatori di handicap fisici o psichici o normodotati.
Caro Gianluca,se ti chiamo per nome non è certo per prendermi confidenze, ma semplicemente perchè quando si ha un fine comune, come quello di migliorare ognuno a suo modo la vita del nostri figli autistici si diventa per me come una grande famiglia. Come mamma mi documento di continuo o almeno cerco di farlo, ultimamente ho seguito ad esempio un corso di parent education durato 4 mesi, con bravissimi professionisti per avere più informazioni possibili sul modo migliore per gestire il mio adorato Alessandro, che avendo l’età del tuo Tommy è una vera forza della natura.
Detto questo, per me è inconcepibile che persone non preparate e predisposte a questo tipo di “missione” facciano le insegnanti, educatori, medici o quant’altro. Sicuramente, quando vedo e sento immagini del genere vorrei avere disponibile la tua città protetta chiamata “Insettopia”, che sarà anche un pò utopistica, ma sà di amabile protezione, poichè veramente chi ha una disabilità ha bisogno di persone preparate e dal cuore grande per fare differenza nella loro vita e per creare un continuo scambio di emozioni. Ti saluto ringraziandoti della veritiera e costruttiva lettura che mi hai fatto vivere leggendo il tuo libro su Tommy e pregandoti di non mettere semafori con segnaletica di colore rosso nella nostra città di Insettopia se un giorno riusciremo a costruirne una simile, ma solo verde per correre e arancione per fermarci e godere dei nostri eterni bambini. Il semaforo rosso sarebbe opportuno, metterlo fuori alla città, per persone che non si meritano di entrare. Buon continuo
Carissimo Nicoletti,
vorrei che qualche esperto mi spiegasse perché queste aguzzine che sostengono a vicenda il proprio sadismo finiscano per somigliarsi anche fisicamente: la foto qui sopra è impressionante e anche in un caso di qualche anno fa mi aveva colpito che due maestre d’asilo che picchiavano piccole creature inermi fossero praticamente identiche, pettinate allo stesso modo, con i capelli tesissimi raccolti a coda di cavallo. Forse una delle due è la leader e l’altra la imita assumendo piano piano la stessa espressione, le stesse pieghe sul volto, gli stessi gesti? Sono convinta ci sia una spiegazione, non può essere un caso.
Grazie
Marisa
anche nella scuola elementare di Monteargentario (GR), vi sono state crudelt° verso un bambino autistico
Noi tutti colleghi conosciamo lo stato di ” sudditanza” in cui ci troviamo quando siamo “costretti” ad affidare nostro figlio (che non è un bel regalo) a qualcuno o a qualche istituzione perchè se ne prenda cura sia essa scuola o istituto o centro diurno , etc. Perchè non abbiamo alternative perchè non possiamo scegliere! Certo situazioni tragiche come quella delle due maestre di sostegno non meritano altro che la galera. Però questo è quello che ci passa il nostro sistema di assistenza italiano! Ecco perchè INSETTOPIA non può essere una utopia. Forza Gianluca diamo gambe alla meravigliosa IDEA
stiamo pensando di iscrivere nostro figlio ad una scuola speciale inglese: siamo stufi delle persone incompetenti ed asettiche incaricate di assisterlo ed “educarlo”, del clima di totale disinteresse da parte del resto del personale docente e dei compagni di scuola: lo so, e’ scomodo parlarne, ma tornare a scuole piu’ consone ai disabili? non ghetti, ma scuole con personale preparato ed incline a questo tipo di assistenza, con la possibilita’ di svolgere durante la frequenza sessioni di logopedia, fisioterapia, terapia occupazionale, psicomotricita’, allegerendo la famiglia dall’impegno di accompagnare il proprio figlio ad istituti riabilitativi pubblici e privati nel pomeriggio. Personalmente sono stanca di ricominciare ogni anno scolastico come fosse il primo e di alimentare questo falso mito dell’inclusione ed integrazione… Certo che alla luce di queste notizie bisognerebbe controllarne strettamente il buon funzionamento!