Ho scritto su LA STAMPA quello che pensavo, riguardo la storia della bimba caduta dal balcone nel napoletano. Mentre sto ora scrivendo è ancora molto grave, farò di tutto per usare la maggior delicatezza possibile. Non mi è piaciuto l’ immediato approccio che ho visto dare a questa notizia. L’ enfasi della maggior parte dei titoli, che ho visto on line, si sofferma sul fatto che potrebbe essere caduta mentre stava assieme al fratello, di sette anni autistico. Qualcuno scrive che stessero giocando, altri che a buttarla di sotto sia stato proprio lui, in quanto autistico. E’ chiaro che la notizia vada data nella completezza degli elementi, ma non credo che nei titoli sia indispensabile specificare che il fratello sia disabile. Sembra quasi si voglia sottintendere che un autistico possa essere una causa dell’ accadere d’incidenti simili.
Nel pezzo su La Stampa, che sarei contento leggeste, cerco di spiegare quanto insistere sull’ assioma autistico=pericolo sia deleterio e discriminatorio. Più volte ho già sottolineato la facilità ad attribuire episodi delittuosi, o comunque violenti, a soggetti autistici, come se ci fosse un diretto rapporto tra autismo e atti brutali. Qui immagino di avere interlocutori più sensibili della media degli informatori, quindi non mi dilungherò sul fatto che in assoluto un autistico da solo su un balcone è comunque a rischio, sia bambino quanto adulto, tanto meno ripeterò quel che ho già scritto sul fatto che la madre pare avesse chiesto un aiuto per gestire il figlio, ma purtroppo senza essere stata accontentata.
Spero che nessuno troverà esagerato questo mio voler sempre puntualizzare sulle distorsioni divulgative riguardo all’autismo. Il problema delle famiglie inizia proprio dalla mancanza di una capacità di comunicare il proprio disagio, unita alla necessità di doversi muovere spesso in un mare di pregiudizio. Non vorrei mai che qualcuno dei miei “colleghi”, parlo dei genitori di figli balzani, domani sia guardato, con ancora più sospetto, da quanti potrebbero essere portati a pensare che, anche loro figlio, sia una di quelle persone che buttano giù i bambini dai balconi.
Leggi da LA STAMPA del 28 giugno: NON SI CERCHINO COLPE IN UN BIMBO AUTISTICO
È crudele accomunare un fatto così grave a una disabilità. Fosse accaduto tra fratelli”normali” si sarebbe parlato di fatalità. Purtroppo gli autistici sono guardati con sospetto, già il fatto che non guardano negli occhi crea diffidenza. Grave cosa è l’ignoranza e soprattutto da chi fa comunicazione. Poveri genitori, lasciati soli e ora con questo grande dolore. La società cerca sempre giustificazioni mai soluzioni è per questo che vorrei scappare con mio figlio in un posto isolato, a me fanno paura i …normali.
Lo ammetto: appena ho visto il titolo della notizia ho pensato a lei e a Tommy e al vostro libro che avevo appena finito di leggere. Ho pensato alla sofferenza che il titolo, o la notizia, avrebbe portato. Ma è stato un attimo; perché penso sia incommensurabile il dolore dei genitori dei due bambini, quale che sia stata la causa dell’incidente. Il dolore acuito dal senso di colpa, che non penso venga alleviato dalla consapevolezza che gli unici responsabili sono le istituzioni e la società che li hanno lasciati soli nella difficoltà.
Tutti i bambini hanno bisogno di vigilanza da parte degli adulti , parenti ed educatori, ma i bambini con problemi (autismo o altro), e’ innegabile che abbiano maggiore bisogno di aiuto sia per la loro incolumita’, sia per quella degli altri. Detto cio’, nessuno puo’ atteggiarsi a giudice, specie chi non ha esperienza con i bambini , che, per quanto li si conosca, sono sempre imprevedibili; anche i cosiddetti “normali”, sono un contenitore di vissuto ignoto e, a scuola, per esempio, possono sfogare delle frustrazioni che vivono a casa, o, viceversa, mostrare a casa disagi vissuti nell’ambiente scolastico. Per questo, occorre molta serieta’ e sincerita’ nell’approccio con i bambini, per non creare o rinforzare danni irreversibili. e per intervenire tempestivamente, in un clima di collaborazione perseguendo il fine ultimo che e’ il benessere del bambino.
Valerio che ora ha 32 anni ha una sorellina piu piccola ( ora 29 anni) ed è sempre stata uno scriccioletto vicino a lui gigante di 115 kg. Non l’ ha mai sfiorata pur avendo avuto anche lui i suoi momenti di aggressività. Occorre invece mettere in risalto il “coraggio ” di una madre di avere un altro figlio dopo il dramma di scoprire il primo autistico. Poi domandarsi perchè a far notizia è l’ incidente ( che può capitare una tantum) e non il quotidiano strazio di non avere nessun aiuto che può anche far dimenticare di non chiudere a chiave una finestra. Non si può vivere sempre come in PRIGIONE !! Oppure sì…..
Sono perfettamente d’accordo.