Mercoledì parlerò assieme a Tommy (???) del nostro libro. Lo faremo all’ Istitito Vaccari a Viale Angelico. E’ il luogo dove Tommy va dai tempi dell’ asilo. Ormai è di casa in quel posto. Nello stesso asilo a suo tempo andò anche il maggiore Filippo. Per noi era comodo perchè di fronte casa, la scuola era pure molto graziosa e lui si trovò bene. Ancora non sospettavamo nemmeno lontanamente che solo qualche anno dopo c’avremmo necessariamente portato Tommy a fare terapia perché autistico.
Eravamo totalmente lontani dall’idea di avere problemi di disabilità in casa, ma eravamo contenti che il fratello Filippo frequentasse una scuola con una grande presenza di compagni “speciali”, eravamo sicuri che a lui avrebbe fatto bene. Anche se più di un’ amica di famiglia ci guardava storto: “Ma come lo mandi in una scuola per ragazzi handicappati? A lui che è normale, ma così lo traumatizzi!!!” Invece fu molto utile, anche se non preventivato. Quando ci dissero che Tommy aveva una disabilità che si sarebbe portato dietro per sempre, Filippo era già più abituato di noi ad aver a che fare con “soggetti” del genere, tuttora ci è di grande aiuto. Chi vuole venire scarichi l’ immagine qui sotto e la stampi, vale come invito.
Sono venuta ieri con mio marito, eravamo seduti davanti a Tommy… è stato molto bello, avremmo voluto fermarci a fare due chiacchiere ma poi… Grande l’emozione suscitata dalla lettura dei brani del tuo libro dalla tua bravissima amica doppiatrice. Spero di riuscire prima o poi a contattarti Gianluca per sapere se e come potrei/potremmo renderci utile per questo fantastico progetto a cui stai lavorando. Grazie per quello che stai facendo, il libro sta riscuotendo un successo incredibile e la sensibilizzazione che questo porta è importantissima: non ho mai sentito parlare così tanto di autismo.A proposito di quel che hai detto ieri io sono ORGOGLIOSA di essere la mamma del mio piccolo Giulio!! Grazie ancora, Michela
Sono un’educatrice dell’Infanzia e ,nel mese scorso abbiamo, seguito un breve corso sull’autismo ed abbiamo approfondito la nostra conoscenza su questo “problema”. Ho visto in tv Gianluca Nicoletti che io conoscevo da anni, essendo un’ascoltatrice della radio ed ho avuto una sensazione, un’intuizione che poi, l’altra sera, in una trasmissione televisiva (Reporter, mi sembra..) il dott. Gianluca ha confermato con le sue stesse parole e cioe’ egli ha detto che , dopotutto, non e’ cosi’ importante che Tommy parli, perche’ gia’ ha una sua comunicazione e la parola non e’ l’unica forma di comunicazione; infatti, egli ha passato la vita parlando e forse, Tommy e’ l’altra faccia della medaglia, ossia, comunicare con il silenzio e l’affettivita’. Il problema non e’ dei bambini autistici, ma e’ di noi adulti che non abbiamo abbastanza sensibilita’ a saper cogliere le emozioni espresse con un linguaggio non verbale. Sono molto solidale con i genitori che hanno questi figli ed ho segnalato ad una mamma di un nostro alunno autistico il vostro sito, il libro scritto dal dott. Nicoletti, ecc. per aiutarla a condividere il suo “problema”. Voglio dire inoltre che il vostro “problema” e’ uguale a quello di qualsiasi genitore o familiare di un essere con handicap di qualsiasi genere, perche’ dietro a queste persone ci deve sempre essere qualcuno che si prenda cura di loro e li difenda dalle discriminazioni sociali. La cosa piu’ triste e’ quella di dover appurare che , spesso, anche chi dovrebbe avere la competenza, agisce con superficialita’, per cui, il recupero avviene molto lentamente; cio’ e’ dovuto al fatto che alla base, prima ancora della competenza, ci deve essere l’empatia, lo sguardo d’amore a cui niente sfugge e che sa mettere a frutto ogni spunto, ogni piccolo progresso per mirare a traguardi maggiori. Con affetto e simpatia, Rosetta.