Tutti i giornali del mondo hanno pubblicato la foto di Papa Francesco che accarezza il cane guida di un giornalista cieco durante la prima udienza ufficiale con la stampa. L’ evento ha avuto una grande eco, ne ha scritto anche l’ amico Franco Bomprezzi. Un po’ a me però è venuto da ridere, il protagonista dell’ eccezionale avvenimento era Asia, il cane è di Alessandro Forlani, il nostro amico che chi ha letto il libro di Tommy ben conosce, perchè protagonista, assieme alla moglie Antonella, la loro figlia e loro cani, del capitolo XXXIII “In nome del padre”. In quelle pagine racconto di un tentativo che un giorno facemmo di insegnare a Tommy a fare la guida ai ciechi. Lo facemmo per ridere e fu un mezzo disastro perchè Tommy se ne andava per la sua strada incurante di Alessandro e la moglie Antonella che lo seguivano. Nel libro scrissi che avevo ripreso tutto con il cellulare. Oggi ve lo faccio vedere…
Chi c’era in Sala Nervi l’ altro giorno mi ha raccontato che quando il Papa chiamò a sè Alessandro e il cane Asia ci fu un fremito tra quelle illustrissime penne. Chissà quanti colleghi avrebbero dato persino un occhio per essere al suo posto!!! Domani Alessandro sarà mio ospite a Melog. Presenterò il suo libro “LA ZONA FRANCA” sui i misteri della trattativa che ci fu attorno al rapimento di Aldo Moro. Trovo fantastico che a cercare di far luce su uno dei più oscuri magheggi tra politica e poteri occulti sia proprio il mio amico Alessandro. Solo un cieco evidentemente può vederci chiaro nel buio di quella brutta storia.
Da “Una notte ho sognato che parlavi”
Ero anche andato a trovarli nella casa dove vivevano assieme ai rispettivi cani. La prima volta mi sorprese un messaggio che lui mi mandò il giorno dopo la visita: «Ti volevo dire una cosa, che però non volevo dire davanti a Tommy. Quando siete andati tutti in un’altra stanza a un certo punto sono venuto anch’io. Be’, l’anta della porta dell’anticamera si era sganciata dal paletto e ci stavo per andare a sbattere contro. Tommy mi ha preso il braccio e mi ha spostato verso la parte che era rimasta aperta.»
Mi feci subito il film di una qualità segreta di mio figlio che aveva intuito lo stato non vedente dell’amico e gli aveva evitato di battere la faccia sulla porta. So che è molto improbabile, ma se lui l’ha sentita così sono sicuro che non sia andata diversamente.
Reso euforico dall’idea di Tommy guida per ciechi, la volta successiva che ci incontrammo, andammo a fare una passeggiata. Io chiesi a Tommy di accompagnare i due coniugi per i marciapiedi del quartiere. Ripresi la scena con il telefonino e ancora mi commuove rivederla. Tommy avanti a tutti camminava fiero del sentirsi incaricato di una così delicata incombenza; teneva la ragazza per un braccio tirandosela dietro e il marito seguiva in fila indiana con una mano sulla spalla di lei chiudendo il drappello.
Naturalmente durò poco: Tommy, preso dall’euforia di quel gioco, correva troppo spedito e c’era il rischio che non desse ascolto alle indicazioni di chi suppliva alla sua incoscienza fermandolo al semaforo di ogni passaggio pedonale che dovevano attraversare. Era una straordinaria simbiosi tra la visione distorta del reale di una guida e la capacità visionaria del suo seguito al buio. (Pag 150)
Gianluca sei un grande per come hai accettato Tommy. Sono una mamma di quelle che hai descritto a Verissimo: tre figli, Riki 25 anni autistico più o meno come Tommy. Il papà ha preferito andarsene ed io non ho il tempo per nulla, nemmeno per pettinarmi prima di uscire di casa. Ma sono felice, devo ringraziare tutti i giorni Riki per ciò che mi fa conoscere ed apprezzare della vita. Non ho mai paura di non farcela ma ho sempre paura per il suo futuro quando io non ci sarò. Vorrei tanto insieme a Riki far parte del tuo progetto
Troviamo un mestiere per un ragazzo autistico. Ecco alcuni punti di forza: non si spaventa per il lavoro duro e non è alienato dalle attività ripetitive. Può disporre di tanto tempo, ad ogni orario e sette giorni su sette. Ha molta energia da spendere, può fare le scale su e giù trecento volte al giorno senza fare una piega. Non si lamenterà mai di dover stare in casa tutto il giorno, di non avere una vita sociale, di non uscire a fare shopping o vestire capi griffati. Non è ambizioso nè permaloso, non reclamerà mai se il suo lavoro non viene apprezzato, non chiede neppure lo stipendio.
Non c’è bisogno di cercare tanto: è perfetto per fare LA CASALINGA, provate e stupite!
non so se volevi essere spiritosa…Non ci sei riuscita e trovo il tuo post una delle peggiori banalità che abbia letto su un autistico. Per gentilezza posta altrove le tue rivendicazioni da casalinga oppressa. Tutti facciamo ogni giorno quello che scrivi e nessuno si lamenta e tanto meno cerca uno sherpa nel figlio autistico.(gn)
Vedo che sei di buon umore oggi … non c’è bisogno di essere così stizziti, non capisco proprio cosa c’è di male se ogni tanto chiedo a mio figlio di portare le borse della spesa su per le scale o di apparecchiare la tavola. Non è certo per mia pigrizia, sai benissimo che farei meno fatica a fare da sola, e nella metà del tempo. Ma tenerlo sempre servito e riverito come un principino non è solo noioso per lui, ma anche diseducativo per chi gli sta intorno, che piano piano smette di rivolgersi a lui e lo ignora come fosse un soprammobile.