Filippo fratello di Tommy con la sua Hattori Hanzo
I fratelli degli autistici sono una categoria umana ancora meno considerata degli autistici stessi. Seguono loro malgrado il destino di isolamento del fratello incomunicante, ma rispetto lui nemmeno hanno il privilegio di sentirsi al centro dell’ attenzione familiare. Il fratello dell’ autistico da un certo punto della sua vita in poi capisce che per i propri genitori non può può essere lui il problema, quel fratello sanguisuga prosciuga chiunque gli stia accanto e quindi per lui è meglio defilarsi.
I fratelli degli autistici si somigliano tutti, sono silenziosi, profondi, sognatori e diffidenti. Per loro è difficile adeguarsi alla spocchia e il millantato splendore della loro contemporanea genìa. Della loro generazione non riconoscono l’ euforico divorare il tempo del cazzeggio. Hanno un problema grosso e irraccontabile, difficile ricevere gente a casa con quel fratello balzano che spadroneggia, difficile raccontare un loro piccolo successo a genitori in perenne stato di annichilimento.
Nel mio libro parlo dei fratelli di autistici, perché nessuno ne parla dal momento che in famiglia sono ritenuti quelli più fortunati e che possono farcela anche da soli. Sui fratelli degli autistici grava minacciosa e indicibile la spada di Damocle del fratello di cui un giorno dovranno occuparsi in prima linea, quando i genitori non ci saranno più.
Dovremmo invece far conoscere tra loro i fratelli degli autistici, tra simili possono capirsi bene e non farsi scrupolo di parlare, loro che possono farlo, con serenità dei loro problemi e dei loro interessi, amano sempre cose molto rare e speciali, il mio figlio fratello di autistico studia la lingua giapponese.
Nella città felice che sogno di inventarmi i fratelli di autistici avrebbero un ruolo fondamentale, sarebbero loro talentuosi “mezzosangue” la cerniera tra il mondo dei neurotipici e i loro insondabili fratelli.
.una riflessione che arriva come una carezza su tutti i fratelli di bambini e ragazzi “”problematici” per i genitori
Come al solito hai ragione Gianluca (sto rischiando di diventare noiosa lo so)……..i fratelli e sorelle sono forse piu’ penalizzati perche'”loro sono in grado di capire meglio il nostro mondo”……ma per noi genitori è un’altra spina nel fianco…..nel nostro mondo non c’e’ spazio per i nostri ragazzi figuriamoci per i loro fratelli e le loro problematiche legate al fatto di avere un fratello autistico…..
E’ proprio per liberarla da questo peso che stiamo pensando ad un terzo figlio.
Che coincidenza, anch’io sono sorella di una ragazza autistica e anch’io ho studiato giapponese! Grazie dell’articolo.
“problema NON per i propri genitori non PUO’ PUO’ essere lui, quel fratello…” le ripetizioni che ti sono scappate sono lo specchio della forza di quel pensiero.
Una amica (amica) di una sorella di autistico: lei con noi amici ha condiviso alcune delle riflessioni, anche nel momento in cui da giovane professionista doveva decidere come organizzare la sua vita (anche logistica) in previsione anche della eredità…
Ciao,
se sei d’accordo ci piacerebbe pubblicare sul ns sito la tua testimonianza!!! E ovviamente siete tutti invitati ad iscrivervi alla ns mailing list per conoscerci meglio e condividere la ns esperienza:-)
http://www.siblings.it
quello che è online è di tutti…
Ogni volta che affronto questo delicato argomento, vengo sopraffatta dall’emozione; per anni mi sono affannata a trovare il modo per aiutare mio figlio (fratello normodotato di Maria Paola 20anni autistica) a non essere schiacciato dal dolore e dalla rabbia per il confronto con una realta’ devastante ….. poi ho capito che dovevo fare qualcosa di concreto e a Settembre 2012 in occasione della Settimana del Sociale organizzata dal III Municipio ho realizzato la mia prima conferenza per sensibilizzare gli addetti ai lavori, su un problema che esiste ma che si trascura: “Dare Voce ai Fratelli”. Ho lavorato a questo progetto per più di 2 anni documentandomi, avvalendomi dell’esperienza e del supporto tecnico di una neuropsichiatra e una psicologa che hanno colto con entusiasmo la mia proposta; alla Conferenza e’ intervenuta su mio invito, anche la vice Presidente del sito Siblings lei stessa sorella di una portatrice di handicap; la sua testimonianza e’ stata molto emozionante ed importante soprattutto per i fratelli che ero riuscita ad invitare, ed erano presenti – sentire che non erano soli – il mio successo e’ stato vedere i loro sorrisi a conferenza finita …………..
non mi piacciono le frasi che ho letto per la presentazione di questo libro, mi rimandano una grossa rabbia non elaborata, ci sono degli aspetti da considerare e che mi fanno riflettere: la grande fantasia di cui si parla potrebbe anche essere stata utilizzata nella elaborazione della propria triste e solitaria esistenza e quindi non reale. (ovvio che non metto in discussione lo stato d’animo descritto, non vedo perchè non dovrei crederci, ma francamente ho pensato “ecco qua un altro modo per far sentire in colpa una madre!) Conosco ragazzi ben più sereni e molto più aperti e altruisti verso i fratelli con comportamento autistico e spero che il mio Ugo sia tra quelli un giorno!